Allergia al gatto: chiarimenti e gestione clinica

La diagnosi di allergia al gatto si basa su una storia medica e un esame fisico coerenti ed è confermata da un risultato positivo del test cutaneo o delle IgE sieriche. Spesso è necessario e consigliabile eseguire diagnosi molecolari, soprattutto nei pazienti polisensibilizzati (ricerca del Feld1). I sintomi dell’allergia al pelo del gatto sono caratterizzati da lacrimazione e prurito oculare, starnutazioni a salve, rinorrea sierosa, tosse secca, fino all’asma bronchiale.
Sebbene la misura più consigliabile sarebbe evitare completamente l’animale, questo è spesso impossibile, per non parlare dell’impatto emotivo, poiché ci sono allergeni animali in ambienti in cui gli animali non sono presenti. L’immunoterapia specifica sta emergendo come potenziale alternativa poiché ha mostrato miglioramenti sia clinici che di laboratorio.
Gli animali cosiddetti “ipoallergenici” rispondono al desiderio di avere un gatto nei pazienti sensibilizzati a questi animali. La maggior parte dei gatti “ipoallergenici” sono pubblicizzati come tali perché sono stati allevati per produrre una quantità inferiore di Fel d 1 nei loro peli. Tuttavia, questo non elimina completamente l’esposizione alla saliva di gatto né ad allergeni minori a cui l’individuo potrebbe essere stato sensibilizzato e che possono anche svolgere un ruolo nei sintomi allergici. I pazienti devono essere informati che non ci sono prove di sicurezza dell’acquisizione di un gatto “ipoallergenico”.

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